Le forme del teatro che si pensano “naturali” (ovvero la gran parte della letteratura drammatica dal XVI al XIX secolo) potrebbero anche pensarsi come una parentesi tra due tradizioni che precedono e seguono, in cui il rapporto tra raccontare e mostrare risulta molto più complesso, fecondo ed ambivalente di quanto si supponga. Nel III libro della Repubblica Platone distingue tre “forme di dizione”, a seconda che prendano la parola l’autore, i personaggi o l’uno e gli altri insieme. Ne consegue che, accanto a una teoria aristotelica del mimetico come “incarnazione”, l’eredità del mondo antico dipana la traccia di una complessa, normalmente ignorata, tradizione del genere drammatico o “attivo”, come terreno esclusivo della parola dei personag...