Quest’articolo, partendo da una annotazione di Benedetto Croce che scorge nella Scienza nuova di Giambattista Vico una certa ‘oscurità’ di pensiero, rintraccia nella cultura italiana degli anni Trenta una precisa costellazione culturale, in cui si coniugano spunti psicoanalitici ed ele- menti antropologici in congiunzione alla filosofia vichiana. L'autore ana- lizza, in particolare, le opere teoriche dei torinesi Carlo Levi e Cesare Pavese, concentrandosi sul problema del concetto di ‘origine’ e di cost- ruzione del Sé; e dimostra come Vico sia da loro utilizzato in chiave oppositiva al mondo nazifascista, come colui che è stato in grado di ripercorrere a ritroso i gradini dell’evoluzione umana e di giungere a immaginare il momento di presa...