L'articolo evidenzia come per rispondere alle sfide del nostre tempo (il click-attivismo sedentario, l’apatia politica, l’ironia dello spettatore narciso, sino al neo-razzismo giustificato dall’allarme securitario), la comunicazione umanitaria deve andare oltre il conformismo narrativo del buonismo ingenuo, superando le rappresentazioni stereotipate tipiche degli appelli alla compassione e alla carità. Piuttosto, deve affrontare temi quali le migrazioni e i diritti umani come una questione strutturale relativa alla cittadinanza, enfatizzando gli aspetti etici e politici della vulnerabilità umana: un problema che riguarda l’ingiustizia globale e la responsabilità collettiva, nonché la nostra capacità di percepire, provare emozioni, ri...