Magister vitae: educare oggi secondo una prospettiva ermeneutica

All of us are born, but nobody is born free: no one is allowed to choose where, how and when to be born; Heidegger speaks, in fact, of original finiteness.The birth of man is characterized by a certain datability, which gives man the entire anonymity, which accompanies him until he himself is able to become aware of himself, to reach an authentic life.The means, the tool for realizing the transition from inauthenticity to authenticity can be identified in education; in fact, it allows man to grow relationships in the fertile soil.In fact, relationships with others are the "place" for exercising one's freedom,fundamental characteristic to give life to an authentic, real and no longer unknown self.In this fundamental passage, the role of the magister vitae is inserted, the one who helps to reach the "Good" within a dyadic relationship, made of cooperative and interpersonal exchanges. A relationship, not occasional or formal, but a real "apprenticeship" in which the pupil acquires the cognitive, affective and relational tools to attribute new and original meanings to the surrounding reality and the magister undertakes to manage the antinomies related to the relationship authority / freedom.An authority in the full sense of the etymology of the word, being "author of authors", and a "liberating liberty", in the sense that each man is free to realize himself according to his will, but above all according to his own potential.It is in this dialogic exchange that education takes on the characteristics of a "gift", understood as an act of love that has as its goal the realization of the other, through the expression full of all of itself, in a logic of discovery, of the construction of the "truth". A truth that is not absolute, but that is built step by step, through both the skills, not dry and sterile, the magister but also and above all through his human qualities that make him a man, an educator, a magister vitae that not even time can make you forget.Tutti noi nasciamo, ma nessuno nasce libero: a nessuno è concesso di scegliere dove, come e quando nascere; Heidegger parla, infatti, di originaria finitezza.La nascita dell’uomo è caratterizzata da una certa datità, che consegna l’uomo all’intero anonimato, che lo accompagna fino a quando egli stesso non sarà capace di prendere coscienza di sé, di giungere ad una vita autentica.Il mezzo, lo strumento per realizzare il passaggio dall’inautenticità all’autenticità è individuabile nell’educazione; essa, infatti, consente all’uomo di crescere nel terreno fertile delle relazioni.I rapporti con gli altri, infatti, si configurano come il “luogo” per esercitare la propria libertà, caratteristica fondamentale per dar vita ad un sé autentico, reale e non più ignoto.In questo fondamentale passaggio, si inserisce il ruolo del magister vitae, colui che aiuta a raggiungere il “Bene” all’interno di una relazione diadica, fatta di scambi cooperativi, ed interpersonali. Un rapporto, non occasionale né formale, ma un vero e proprio “apprendistato” nel quale lo scolaro acquisisce gli strumenti cognitivi, affettivi e relazionali per attribuire significati sempre nuovi ed originali alla realtà circostante ed il magister si impegna a gestire le antinomie legate al rapporto autorità/libertà.Un’autorità nel senso pieno dell’etimologia della parola, essere “autore di autori”, ed una “libertà liberante”, nel senso che ciascun uomo è libero di realizzarsi secondo la propria volontà, ma soprattutto secondo le proprie potenzialità.È in questo scambio dialogico che l’educazione assume le caratteristiche di un “dono”, inteso come atto di amore che ha come fine la realizzazione dell’altro, attraverso l’espressione piena di tutto se stesso, in una logica di scoperta, di costruzione della “verità”. Una verità che non è assoluta, ma che si costruisce passo dopo passo, per mezzo sia delle competenze, non aride e sterili, del magister ma anche e soprattutto attraverso le sue doti umane che fanno di lui un uomo, un educatore, un magister vitae che nemmeno il tempo potrà far dimenticare