Tra monadi e tessuti preesistenti

Il rapporto che un progettista ha con la propria citt\ue0 natale \ue8 una delle prime fonti da indagare per comprendere se e in che modo alcune peculiarit\ue0 dello spazio urbano, vissuto quotidianamente, trovano eco o si rispecchiano integralmente nel lavoro dello stesso architetto. Seguendo tale direzione di approfondimento, si vogliono inquadrare i progetti di Angelo Torricelli per Milano, proponendo un iniziale confronto fra due di erenti affermazioni. La prima di Chiara Baglione, la seconda dello stesso Torricelli. Dalle due frasi sembra scaturire, di fatto, una coincidenza fra il modo di essere di una citt\ue0, Milano per l\u2019appunto, e le qualit\ue0 intrinseche delle architetture di Torricelli, in grado di tenere insieme pi\uf9 scale di intervento. E, senza alcuna forzatura, si pu\uf2 sostenere che il modo di progettare dell\u2019uno si rispecchia nell\u2019identit\ue0 architettonica e urbana dell\u2019altra. L\u2019iniziale messa a fuoco del punto di vista \ue8 soltanto una delle modalit\ue0 possibili per leggere i nove \u201cprogetti in forma di ritratto\u201d ma serve con immediatezza a capire che i ritratti di Milano coincidono con gli autoritratti del modus operandi dell\u2019architetto. Infatti dal gioco di immagini ri esse, di svelamenti o se si preferisce di invenzioni e cio\ue8 di ritrovamenti, emerge una narrazione di Milano e dell\u2019architettura di Angelo Torricelli