Due nobiltà a raffronto nell'opera di Pompeo Neri

Il saggio esamina le riflessioni di Pompeo Neri esposte nel celebre "Discorso sopra lo stato antico e moderno della nobiltà di Toscana", scritto nel 1748, a proposito di due ceti aristocratici, quello fiorentino e quello senese, pertinenti alle capitali dei due Stati che componevano il Granducato, con particolare riguardo alla loro collocazione nell'Ordine di Santo Stefano. Il primo subì gli effetti devastanti della riforma del 27 aprile 1532, istitutiva del principato mediceo, che pose fine alla trasmissione ereditaria del diritto di elettorato passivo per la suprema magistratura, costringendo la giurisprudenza stefaniana ad elaborare incerti criteri sostitutivi per giustificare l'accesso all'Ordine. Il secondo conservò invece l'antica configurazione giuridica dei modi di accesso alla suprema magistratura, risalente all'età repubblicana, e conseguentemente non restò menomato da quella "specie di disistima" in cui erano tenute le famiglie fiorentine