I Lumi e la rivoluzione nella critica letteraria post-fascista

Nel dopoguerra, il dibattito sui Lumi e la Rivoluzione francese si inserisce nel quadro definito da Croce nella prima metà del XX sec. Due elementi contraddistinguono il giudizio sul XVIII sec. nell’ambito degli studi storico-letterari: l’assenza della Rivoluzione, evocata come epilogo del secolo dei Lumi, e la marginalità del Settecento nel dibattito critico, monopolizzato dallo scontro tra cattolici e critici marxisti. Pur con sfumature diverse il Settecento restò oggetto dell’interesse di pochi studiosi che, da Fubini, a Binni, a Russo, si collocavano nell’area del democratismo laico e liberal-socialista. La lettura veramente innovativa è offerta, al principio degli anni ’60, da uno studioso marxista aperto alla storia della cultura, Sergio Romagnoli, che si fa sostenitore di una lettura dell’illuminismo come lezione di impegno operativo e di alto senso civico, destinata a segnare profondamente la storia culturale del paese, dall’esperienza del «Caffè», a quella del «Politecnico»