Greci, Etruschi e Italici nella Campania e nella Lucania tirrenica

Partendo dal presupposto che il termine crisi sta ad indicare processi dinamici di scomposizione e ricomposizione, gli Autori cercano di individuare lo spettro di possibili modelli indicatori di forme di rottura di vecchi equilibri e di processi di trasformazione fonte di nuovi equilibri. L'indagine è stata condotta attraverso l'analisi grammaticale dei contesti più ampi ed omogenei noti in un ambito territoriale che comprende l'area campana e la Lucania occidentale, un'area in cui insistono città greche, centri etruschi ed insediamenti indigeni, popolazioni strutturate in maniera differente ma con forti influenze reciproche. A Neapolis l'uso del cratere nelle sepolture della seconda metà del secolo segna l'adozione di un modello ideologico estraneo ad una polis ma ampiamente attestato nell'ambiente campano circostante e rivela l'esistenza di profondi rapporti di reciprocità prima dell'immissione ufficiale di Campani nella cittadinanza. Più a sud, centri quali Noia e Nocera non sembrano subire il tracollo che investe invece, a partire dal terzo quarto del secolo, la vicina Fratte il cui periodo di maggiore fioritura si colloca tra la fine del VI e la prima metà del V quando sembra entrare in crisi l'insediamento etrusco di Pontecagnano. I due centri etruschi più meridionali della Campania nel corso del V secolo si comportano in maniera polare : infatti quando Fratte comincia la parabola discendente il centro di Pontecagnano manifesta indizi di ripresa, entrambi condizionati dalle trasformazioni che, rompendo consolidati equilibri, portarono all'occupazione lucana di Poseidonia ed a quella di Capua da parte dei Campani.Pontrandolfo Angela, D'Agostino Bruno. Greci, Etruschi e Italici nella Campania e nella Lucania tirrenica. In: Crise et transformation des sociétés archaïques de l'Italie antique au Ve siècle av. JC. Actes de la table ronde de Rome (19-21 novembre 1987) Rome : École Française de Rome, 1990. pp. 101-116. (Publications de l'École française de Rome, 137