Sul ricorso alle linee guida da parte del Garante per la privacy

L\u2019intento dell\u2019articolo \ue8 di porre in evidenza le criticit\ue0 che hanno accompagnato l\u2019adozione, da parte del Garante per la privacy, delle Linee guida sulla trasparenza nei siti web della Pubblica Amministrazione. Tali Linee guida infatti sono state adottate in forza di una disposizione del Codice della privacy che affida al Garante il compito di curare la conoscenza tra il pubblico della disciplina in materia di data protection. Al contempo per\uf2 il D.lgs. n. 196/2003 non prevede che l\u2019Autorit\ue0 possa adottare provvedimenti come le Linee guida. Dunque il contributo si interroga sul fondamento normativo di tale strumento e sulla legittimit\ue0 dell\u2019esercizio da parte delle Autorit\ue0 indipendenti di un siffatto potere regolamentare, in mancanza di attribuzione esplicita dei poteri necessari. L\u2019articolo contiene una riflessione sul principio di legalit\ue0 inteso nella sua \u201caccezione forte\u201d, che ammette l\u2019esercizio di poteri solo quando essi siano espressamente previsti da una fonte legislativa primaria, e nella \u201caccezione debole\u201d per cui il potere regolamentare delle Autorit\ue0 indipendenti sarebbe da considerarsi legittimo, se finalizzato al perseguimento di fini indicati dalla legge, anche in assenza di fondamento normativo esplicito. Tale riflessione \ue8 accompagnata da un\u2019analisi della prassi delle Autorit\ue0 indipendenti. Le Linee guida del maggio 2014 costituiscono un esempio delle incertezze relative alla classificazione e alla legittimazione di taluni atti adottati dalle Autorit\ue0 amministrative indipendenti, essendo passibili di essere interpretate come atti sostanzialmente normativi ovvero, all\u2019opposto, come soft law