Reggae e Hip-Hop in Europa

La musica popular giamaicana, a differenza di altre espressioni afrocaraibiche, ha stabilito con l’Europa un vincolo strettissimo, legando sviluppi e diffusione a strutture produttive attive in Gran Bretagna sin dalla fine degli anni Cinquanta, che hanno trovato nella radicata presenza della comunità giamaicana immigrata un fertile retroterra culturale. Dal punto di vista evolutivo vediamo derivare dalla tradizione folklorica del mento le identità stilistiche popular dello ska (dalla fine anni Cinquanta), del rocksteady (metà anni Sessanta), del reggae classico (roots reggae) dalla fine degli anni ‘60 (il termine, da regular, riferito all’appartenenza normativa comunitaria, fu inaugurato dal brano di Toots and The Maytals, Do the Reggay [1968]) e delle innovative correnti che dagli anni Settanta in poi si sono affermate (rocker reggae). Direttamente collegata, per quanto riguarda l’aspetto musicale, a pratiche culturali giamaicane, la cultura hip-hop si è prodotta originariamente nelle comunità afroamericane, in particolare del South Bronx di New York, attraverso un insieme di forme artistiche apparse alla fine dei Settanta: il graffitismo nell’arte visiva; un tipo di danza acrobatica denominata breakdance; il rap, genere musicale che nella sua basilare forma può definirsi come una versificazione verbale su scansione della sezione ritmica (in primo luogo basso e batteria), in cui ruolo essenziale riveste l’interpolazione di incisioni preesistenti da parte del DJ e la manipolazione in funzione sonora del supporto discografico (djing). Anche l’hip hop si è riterritorializzato in Europa, assumendo aspetti del tutto originali