Invito alla lettura

Il tema della cura come forma vincolante di reciprocit\ue0 responsabile, al centro del volume, viene inquadrato riassunto in un interrogativo di fondo circa la forma del rapporto tra dolore e speranza: il dolore \u2013 ogni dolore \u2013 deve sempre e comunque considerarsi \u201cdisperato\u201d (e in quanto tale indegno dell\u2019umano), mentre la speranza, d\u2019altro canto, pu\uf2 essere solo una manifestazione spensierata dei nostri giorni migliori e pi\uf9 felici? Oppure, al contrario, dolore e speranza, pur restando due stati irriducibilmente antitetici in linea di principio, debbono essere riconosciuti come inseparabilmente compresenti in linea di fatto? Quest\u2019ultima ipotesi getta una luce singolare ed enigmatica sulla condizione umana e quindi sullo statuto antropologico, inducendo a riconoscerne l\u2019insuperabile paradossalit\ue0, in nome della quale ogni appello a un insindacabile principio di assoluta autonomia suonerebbe come un riduzionismo inaccettabile, al limite della semplificazione, se non della vera e propria mistificazione ideologica. Se, di conseguenza, assumiamo il paradigma della cura in senso ampio, come una forma di buona \u201creciprocit\ue0 asimmetrica\u201d, che oltrepassa il momento tecnicamente terapeutico, possiamo non solo riconoscerne il valore morale, ponendola in relazione con la figura della responsabilit\ue0, ma anche riconsiderare lo statuto stesso dell\u2019atto medico. Il rapporto tra cura e responsabilit\ue0 dischiude allora, anzitutto, un duplice ordine di problemi: alla responsabilit\ue0 della cura, che si fa carico di riconoscerne il valore inderogabile e la doverosa esposizione pubblica, corrisponde la cura della responsabilit\ue0, vale a dire la sua coltivazione in senso culturale, educativo e civile. Da un lato, la responsabilit\ue0 sottrae la cura a una nicchia privata e moralistica, assegnandole in modo categorico un compito che investe l\u2019intero spettro delle relazioni interumane; da un altro lato, la cura sottrae la responsabilit\ue0 a una sfera puramente legalistica ed esteriore, trasformandola in un principio della convivenza assunto come parte integrante del bene comune