Le de-figurazioni della trascendenza in Jean-Luc Marion

Tra enigma e apertura: pu\uf2 la trascendenza, fenomenologicamente, fare altro dal discreto significare (restando enigmatica) ci\uf2 che apre l\u2019ego a quanto lo rende a se stesso? Al contrario di Levinas, per il quale la trascendenza significa ed \ue8 significata eticamente, essa \ue8, da Marion, aperta fenomenologicamente (ossia tramite e nella riduzione amorosa) nell\u2019ego, de-figurato dalla trascendenza dell\u2019altro che lo trafigge amandolo. Oltre l\u2019etica, Marion si spinge verso quella trascendenza che fa dell\u2019ego il momento originario ir-riducibile (perch\ue9 aperto da un\u2019alterit\ue0 senza la quale verrebbe meno lo stesso ego) e, per lo stesso motivo, ir-rinunciabile. Ir-riducibilit\ue0 e ir-rinunciabilit\ue0 di una trascendenza che apre l\u2019ego nella sua radice. Di questa de-figurazione della trascendenza tra enigma e apertura, Marion pronuncia un nome, l\u2019amore, nome pronunciato nell\u2019apertura (da esso generata) dell\u2019ego e dell\u2019altro, apertura che fa \u201cessere\u201d sia l\u2019ego che l\u2019altro. De-figurazione prima e ultima di una trascendenza che \u201cindividua\u201d; de-figurazione di fronte alla quale la fenomenologia deve sostare, forse e in fine per tacersi, aprendo a sua volta strade che essa pu\uf2 solo nominare