Elements of Architecture: Delirious Venice

Nella presentazione di questo numero di Area abbiamo letto criticamente l\u2018ipotesi di studio proposta da Rem Koolhaas con la sua mostra Elements of Architecture evidenziando alcuni spunti di riflessione incentrati sulla considerazione che la mostra inverte programmaticamente i \u201cfondamentali\u201c della disciplina confondendo i mezzi con i fini, l\u2018architettura con gli elementi costruttivi fino al punto di affermare, non solo che in questa Biennale non sono presenti intenzionalmente gli architetti, ma incidentalmente, a mio giudizio, neanche l\u2018architettura (se non suoi frammenti o parti di questa): scale, rampe, ascensori, corridoi, porte, balconi, sanitari, caminetti, finestre, muri, controsoffitti, facciate e cos\uec via. Tuttavia, se la sottolineatura dell\u2018importanza della conoscenza del valore evolutivo dei singoli elementi costruttivi costituisce un\u2018intuizione felice che sottrae il progetto dalla schiavit\uf9 del gesto eclatante e creativo, rimane da verificare prioritariamente la coerenza della proposta ed in secondo luogo la sua utilit\ue0 rispetto ai temi e i compiti a cui \ue8 chiamato oggi il progetto di architettura. Si tratta di due questioni differenti, la prima attiene alla valutazione del rigore scientifico con cui \ue8 stato condotto questo lavoro di ricerca sugli elementi \u2013 giudizio che tuttavia non mina il significato intrinseco della mostra \u2013 la seconda riguarda viceversa la correttezza e la congruit\ue0 con il fare contemporaneo di una simile lettura retrospettiva, problematica che invece richiede una attenta verifica in grado di confermare o vanificare l\u2018efficacia di quanto supposto