Fata o strega? Rapsodia su un motivo letterario fra Lanval e la serrana

All\u2019inizio, come al solito, c\u2019\ue8 Lanval. Sempre chiamato in causa, pi\uf9 o meno a proposito, pi\uf9 o meno meccanicamente, laddove si tratti di fate, specie se medievali. Archetipo \u2013 come tutti gli archetipi \u2013 adamantino e essenziale a cui rimandare ogniqualvolta ci si riferisca a racconti in cui un mortale incontra e ama, riamato, una creatura che proviene da una dimensione altra. A partire da Laval, dunque, si vogliono qui investigare \u2013 sia pure soltanto in chiave rapsodica \u2013 le linee evolutive di tale nucleo narrativo, linee che, come spesso accade ma altrettanto spesso si tende a trascurare o sottacere, finiscono col divergere: talora fondendosi e mescidandosi con motivi affini, talaltra perdendosi apparentemente nel nulla, salvo poi ricomparire a secoli di distanza, ancora riconoscibili e vitali, in aree geografiche e linguistiche disomogenee, tanto in \ue0mbiti letterari quanto nel folclore. \uc8 appunto la connotazione \u2018carsica\u2019 di alcuni aspetti della diffusione e trasformazione di questo snodo diegetico (in parte senz\u2019altro addebitabili al naufragio di cui fu vittima tanta parte del patrimonio manoscritto medievale) che ha costituito lo spunto per questo studio, e ne sar\ue0 l\u2019oggetto. Innanzitutto facendo un passo, per cos\uec dire, di lato, per istituire un confronto con la nuga di Walter Map (IV, 11) che tratta della \uabfantastica deceptione\ubb di Gerberto d\u2019Aurillac, incarnata nella bella e sorridente Meridiana. Per poi proseguire a ritroso, costatando come la stessa leggenda avesse connotati ben pi\uf9 foschi in una versione precedente, quella contenuta nei Gesta regum Anglorun di Guglielmo di Malmesbury (II, 167). Ancora un passo indietro ci porter\ue0 agli albori dell\u2019anno Mille, e alle silvaticae descritte da Burcardo di Worms nel Corrector sive medicus, pronte a comparire e scomparire a discrezione dei loro amanti. E un balzo in avanti ci condurr\ue0 infine (passando attraverso ben pi\uf9 arrendevoli pastourelles) nella Castiglia del XIII secolo che vide fiorire il particolarissimo \u2018sottogenere\u2019 della c\ue1ntica de serrana, incentrato sulla figura di una montanara laida che, posta a guardia di un valico di montagna, esige dal malcapitato viandante un pedaggio in natura. Uno smodato appetito sessuale che \ue8 plausibilmente il riflesso di una sublimata aspirazione \u2013 tutta maschile \u2013 al ritorno a uno stato selvaggio in cui possa trovar luogo d\u2019espressione un erotismo altrettanto \u2018selvaggio\u2019, alieno alla societ\ue0 civilizzata. Lo stesso, forse, che \ue8 sotteso a tanti racconti \u2018morganiani\u2019