Le città crescono. Oggi, che la globalizzazione permette di essere on-line con lo sviluppo sterminato delle città asiatiche e con la stereotipata identità della città delle grande ricchezze petrolifere, sembra inutile tornare a guardare altro, quando, da sempre, le città grandi hanno richiamato l’attenzione dei modellatori di Piani e degli inventori tipologici di forme descrittive, come di “ridondanti” infrastrutture, di luoghi in cui l’idolatrata “qualità del progetto” poteva positivamente contaminare la progressione del degrado e del tessuto senza identità. Ma, come scriveva Mario G. Cusmano nel suo ormai famoso Elogio della città dimensionata, “soprattutto in Italia, ma, in generale, per tutta la vecchia Europa, l’armatura urbana più dif...