Nuove geografie del potere nell’epoca globale

Tra le vicende epocali che innervano quella che è stata definita la «cesura del 1989» rientra a pieno titolo l’emergere — o, come qualcuno sostiene, più semplicemente il ri–emergere — di una forma di international political morality fondata non più sul «particolarismo» della moderna società degli Stati, bensì sul «cosmopolitismo della cosiddetta società globale»5: un passaggio, questo, alla base del quale si pone una decisa ridefinizione del rapporto — in verità sin dalle origini altamente problematico—esistente tra il «vecchio ordine della sovranità nazional–statuale legata al diritto internazionale»6 e quella sfera di fondamentali ed intangibili attribuzioni giuridico–morali che il discorso filosofico della modernità ha stabilmente associato alla dimensione dell’umano. Muovendo dalla concezione contemporanea dell’intervento umanitario — nella peculiare declinazione militare da essa assunta a partire dall’inizio degli anni Novanta del Novecento — il saggio si sofferma sull’impatto deflagrante prodotto da questo tipo di approccio sulle tradizionali basi fondative dell’ordine internazionale