Casale

Il termine casale è usato, nel tempo, con accezioni diverse e tuttora permane l’incertezza nei casi in cui esso è utilizzato per indicare un singolo edificio o l’insieme di edifici di una tenuta, un gruppo di edifici rurali senza funzione di centro o, altrimenti, la tenuta stessa, composta da edifici, campi coltivati e terreno agricolo in genere. Il termine casalis conta su una permanenza plurisecolare fin dall’età tardo antica e convive o si confonde spesso, nelle fonti, con quello di fundus. La giurisprudenza romana trattava solo del fundus, elemento significativo dell’organizzazione agraria romana; i casalia risultano attestati, come parte del territorio rurale e, in vero, già operanti e attivi, solo a partire dal VII secolo, ora come parte di un fundus, ora come struttura agraria individuale e organizzata al suo interno. Come il fundus, anche il casale comprendeva spesso terre, prati, edifici utilizzati per i lavori agricoli, piccole chiese e grotte. La parola, riferita a strutture e insediamenti rurali sul territorio nazionale, è attestata sempre più spesso a partire dal XII secolo, pur non escludendo riferimenti anche a fasi storiche precedenti. Essa appare spesso anche in toponimi di insediamenti e centri abitati come ad esempio Casale Monferrato (provincia di Alessandria), Casalsordino (provincia di Chieti), Casalbuono (provincia di Salerno) e altri