Il lavoro ripartito

Il commento analizza gli aspetti pi\uf9 importanti della disciplina legislativa del contratto di lavoro ripartito (artt. 41-45, d.lgs. n. 276/2003). Esso si sofferma in primis sul concetto di "specialit\ue0" del contratto di lavoro in questione (art. 41, d.lgs. n. 276). L'Autore concorda con la maggior parte della dottrina sull\u2019origine della specialit\ue0 del lavoro ripartito: la specialit\ue0 deriva dalla responsabilit\ue0 solidale dei due lavoratori coobbligati nei confronti del datore di lavoro di modo che "ogni lavoratore resta personalmente e direttamente responsabile dell\u2019adempimento dell\u2019intera obbligazione lavorativa" (art. 41, 2\ub0 co., d.lgs. n. 276).Poi il saggio si sofferma sulla qualficazione giuridica dell'obbligazione di lavoro. Secondo l'Autore, il legislatore ha voluto configurare l\u2019obbligazione di lavoro ripartito come obbligazione (soggettivamente complessa) con prestazione divisibile e ad attuazione solidale, o pi\uf9 semplicemente come obbligazione solidale passiva ad interesse comune; figura, questa, che si contrappone \u2013 a parte il carattere della divisibilit\ue0 della prestazione \u2013 a quella dell\u2019obbligazione (ad attuazione) parziaria di cui all\u2019art. 1314 c.c., ai sensi del quale "ciascuno dei debitori non \ue8 tenuto a pagare il debito che per la sua parte". Un'attenzione particolare \ue8 dedicata infine dal saggio ai due principi fondamentali che sovraintendono alla disciplina di tutela del lavoratore ripartito: il principio di non discriminazione del lavoratore ripartito rispetto al lavoratore di pari livello, a parit\ue0 di mansioni svolte; la prescrizione generale di assimilazione del lavoratore ripartito al lavoratore a tempo parziale per quanto attiene a una serie di istituti di previdenza sociale