Le congregazioni romane e la confessione dei neofiti del Nuovo Mondo tra facultates e dubia: riflessioni e spunti di indagine

Lo studio dell’amministrazione della confessione agli indigeni del Nuovo Mondo ha sempre seguito direttrici ben precise : da una parte le modalità di trasposizione del concetto occidentale di peccato nell’universo mentale di culture altre attraverso l’analisi della letteratura penitenziale rivolta al mondo americano; dall’altra il complesso delle indicazioni che la Chiesa impartiva a confessori cattolici e penitenti indigeni per una corretta esecuzione del sacramento (manuali di confessione a stampa). Mancano però studi che prendano in considerazione la concreta amministrazione della penitenza ai nativi americani, specie dal punto di vista dell’articolazione del sacramento con gli altri strumenti del controllo religioso e sociale, così come è avvenuto nella recente storiografia in relazione a contesti di studio europei. Constatata negli archivi delle congregazioni romane l’assenza di documenti classificabili come Dubia circa sacramenta relativi alla confessione dei neofiti americani, il saggio si ripropone di ricostruire le ragioni di tale fenomeno facendo ricorso soprattutto alla funzione che la penitenza man mano assunse nei territori di missione del Nuovo Mondo; una funzione anche «ausiliaria» ad un altro sacramento di grande importanza nelle strategie di tridentinizzazione della Chiesa americana : il matrimonio degli indigeni, con le connesse e complicate questioni legate agli impedimenti per consanguineità e affinità e alle facultates di dispensa detenute dagli ordini religiosi, la maggior parte delle volte esperibili proprio in foro conscientiae