L'opera di Kalisky (1936-1981) affonda le sue radici nei traumatismi storici del XX secolo: stalinismo, nazismo, fascismo, sionismo sono audacemente messi in scena e denunciati. La poetica della ripetizione struttura la forma stessa dell’opera senza coincidere con la nozione fatalista di eterno ritorno. Il tempo drammaturgico della ripetizione si presenta come fusione sintetica di dimensioni diverse, passato, presente e futuro. La ripetizione diviene mezzo d'analisi della storia e delle società contemporanee, strumento di presa di coscienza e di conservazione della memoria e sfocia infine su una nuova visione dell’impegno, contro la ripetizione delle tragedie storiche
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