Afghanistan. La costruzione di un nuovo equilibrio politico: il negoziato con gli USA e la corsa verso le presidenziali del 2014

L\u2019Afghanistan del 2013 \ue8 sembrato un paese prigioniero di una lunga fase di transizione. Il conflitto armato, gli squilibri strutturali di un discutibile impianto costituzionale e l\u2019immaturit\ue0 della classe politica, unitamente al limitato sviluppo della societ\ue0 civile, si sono confermati come gli ostacoli principali alla stabilizzazione del paese. L\u2019evento principale dell\u2019anno \ue8 stato certamente il negoziato sull\u2019Accordo Bilaterale di Sicurezza (ABS) con gli Stati Uniti, patto che avrebbe dovuto garantire la continuit\ue0 del sostegno militare ed economico a Kabul dopo il ritiro delle truppe internazionali nel 2014. Come gi\ue0 avvenuto nel 2011, il presidente afgano Hamid Karzai ha scelto di convocare una Loya Jirga consultiva (cio\ue8 una grande assemblea composta da capi tribali, esponenti religiosi e altre figure influenti della societ\ue0) per discutere la bozza dell\u2019accordo. Tuttavia, diversamente dalla precedente circostanza, nella quale Karzai aveva chiesto e ottenuto l\u2019avallo dell\u2019assemblea, evidenziando l\u2019importanza dell\u2019alleanza con gli USA per il futuro del paese, nel 2013 il presidente ha espresso pubblicamente la propria insoddisfazione nei confronti sia del testo dell\u2019accordo sia, in generale, della strategia americana in Afghanistan. Ne \ue8 scaturita una crisi diplomatica che, pur non mettendo seriamente in dubbio il sostegno internazionale all\u2019Afghanistan, ne ha reso ancora pi\uf9 incerto il quadro politico