\u201cUn mare ordinario\u201d

I progetti elaborati nell'ambito di un'esperienza didattica sulla fascia costiera di Muggia (Trieste) offrono spunti per una riflessione pi\uf9 ampia sull'invenzione di paesaggi per ritmi quotidiani. Nei luoghi dell'abbandono, ancora al margine delle pressioni di trasformazione, il progetto di paesaggio pu\uf2 rivelare appieno la capacit\ue0 di farsi \uabartificio superiore\ubb, dispositivo per la \uabmessa in scena\ubb degli elementi dell'ambiente fisico, per la costruzione di un'idea \uabche dia una forma, un quadro, delle misure alle nostre percezioni\ubb e, cos\uec facendo, riorganizzi le \uabcondizioni di vita\ubb nei luoghi attraverso la definizione di una nuova \uabvisione d'insieme\ubb (Cauquelin, 2000, pp. 3-4). Invenzione non intesa quindi come libert\ue0 assoluta, quanto piuttosto come esercizio di una paziente ricomposizione, laddove vincoli e problematicit\ue0 del sito dettano le regole e orientano la prefigurazione di un ambiente anche radicalmente diverso dall'esistente. Il carattere ordinario degli spazi indagati dal Laboratorio didattico, la loro vocazione a ospitare i ritmi quotidiani di chi ricerca un contatto semplice e diretto con il mare ci hanno spinto ad assumere un approccio progettuale fondato su un'interpretazione particolarmente attenta delle condizioni contestuali, su una definizione del vocabolario degli elementi compositivi a partire dai materiali dello spazio non costruito che qui \ue8 gi\ue0 dato trovare e che i processi di bonifica ulteriormente concorreranno a plasmare