Metropoli ed edifici-mondo. Tre esempi nell'Architettura paulistana

I progetti presi in esame in questo scritto mostrano in maniera diagrammatica il complesso rapporto che intercorre tra la variegata casistica di forme e di modalit\ue0 d\u2019uso dell\u2019architettura e il suo ruolo sociale nella eterogenea collettivit\ue0 metropolitana di San Paolo. Tutti e tre sono diventati, col tempo, delle amate icone di una megalopoli di pi\uf9 di venti milioni di abitanti, e in cui l\u2019umanit\ue0 che li frequenta, in modi e numeri differenti, riesce a riconoscersi integralmente nel loro linguaggio e nei loro spazi. Sono tre progetti molto diversi tra loro per dimensioni, per destinazioni d\u2019uso e per le differenti occasioni costruttive che hanno portato alla realizzazione dei singoli manufatti: un edificio costruito ex novo (la FAU); una ristrutturazione integrale di un complesso industriale con cubatura aggiunta e cambio di destinazione d\u2019uso (il SESC Pompeia); e un\u2019architettura a zero cubatura, una pensilina filtro (la Marquise del Parco Ibirapuera). Anche i progettisti provengono da esperienze biografiche molto diverse tra loro: nessuno dei tre \ue8 nato a San Paolo, e \u201cdona Lina\u201d, come viene chiamata con affetto in Brasile, nasce addirittura in un altro continente (Roma 1914) e si trasferir\ue0 a San Paolo solo nell\u2019immediato dopoguerra. Ma mentre la Bo Bardi e Vilanova Artigas - che \ue8 quello pi\uf9 prossimo all\u2019area paulista essendo nato a Curitiba nel 1915 - faranno di San Paolo la loro citt\ue0 d\u2019elezione, Niemeyer rimarr\ue0 la quintessenza dello spirito carioca per tutta la sua lunghissima vita