Con gli occhi dell'Occidente: immaginario greco nella miniatura dei pr\uecncipi e degli umanisti del Quattrocento

L\u2019intervento prende in considerazione alcuni manoscritti miniati della met\ue0 del Quattrocento, prodotti per principi e umanisti, in particolare in area emiliana; l\u2019intento \ue8 di verificare se e come le immagini in essi contenute possano avere accolto influenze dal mondo bizantino, grazie ai contatti con l\u2019Impero d\u2019Oriente intensificatisi negli anni del concilio di Basilea, Ferrara e Firenze (1437-39). La ricerca di testi greci e la parallela attivit\ue0 di traduzione degli stessi sono documentate sia a Ferrara sia nella vicina corte di Cesena, ma a differenza di quanto accade per i testi esemplati su originali e per i quali era richiesta una restituzione filologica, le figurazioni che corredano i codici sembrano seguire modelli occidentali entro i quali solo si insinua un immaginario alla greca. Ci si interroga se questo atteggiamento sia conseguenza della mancanza di modelli figurativi o della inadeguatezza di essi, o risulti indicativo di una mentalit\ue0 o lontana dal recupero antiquario e filologico del mondo greco o gi\ue0 profondamente indirizzata ad un immaginario figurativo occidentale sviluppatosi tra Trecento e Quattrocento. Nel codice di lusso sembra di poter cogliere come tale immaginario sia un\u2019evocazione fantastica di un mondo altro e per questo ricco di fascino. Cos\uec \ue8 per il ritratto di Giovanni Paleologo, ripreso dalla medaglia di Pisanello, utilizzato indistintamente in manoscritti di Plutarco, Tito Livio e in codici di contenuto cavalleresco; per le vesti alla greca di Tolomeo, Aristotele e Pitagora, o per la visione di Atene, miniata da Guglielmo Giraldi nelle Noctes Acticae di Aulo Gellio