Immanenza e trascendenza nella riabilitazione hegeliana delle prove dell'esistenza di Dio

Appoggiandosi all\u2019esito critico della dissoluzione kantiana della tradizione delle prove dell\u2019esistenza di Dio, Hegel mette in luce il limite che le inficia tutte, ossia il fatto che la proposizione \u2018Dio esiste\u2019 connette estrinsecamente determinazioni di pensiero astratte. Pensare speculativamente comporta un radicale cambiamento di prospettiva per ci\uf2 che riguarda il destino delle prove. Ci\uf2 che deve essere messo a tema non \ue8 la congiunzione estrinseca di termini eterogenei, quali finito e infinito, ma il movimento che li connette intrinsecamente, un movimento che si precisa come passaggio da finito a infinito o, espresso in termini teologici, come elevazione dello spirito umano a Dio. Questo movimento esige l\u2019annientamento della pretesa fissit\ue0 del finito, in quanto questa pretesa fissit\ue0 finisce per produrre un doppio effetto, ossia l\u2019assolutizzazione del finito e la finitizzazione dell\u2019infinito. Il movimento che connette dinamicamente finito e infinito esprime al contrario la necessit\ue0 del trapassare di tutto ci\uf2 che ha il carattere della finitezza, il superamento dell\u2019unilateralit\ue0 prodotta da un conoscere intellettualistico e soggettivo a partire dall\u2019autotrascendimento del finito