Il trasferimento dell\u2019azione civile in sede penale e la sorte del giudizio civile: estinzione definitiva o temporaneo impedimento alla trattazione ? nota a Cass. ord. 17.5.2012 n. 7820 e Cass. ord. 8.10.2012 n. 17137

l'Autore coglie l'occasione offerta da due ordinanze interlocutorie della Suprema Corte per indagare la reale portata della \u201crinuncia agli atti di causa\u201d, che l\u2019art. 75 co. 1 c.p.p. ricollega al trasferimento dell\u2019azione civile di danno in sede penale. L\u2019A. analizza gli elementi di specialit\ue0 esibiti da questa peculiare forma di chiusura del processo civile, che si rivela irriducibile alla ordinaria estinzione per rinuncia agli atti di cui all\u2019art. 306 c.p.c. e pi\uf9 vicina ad un peculiare adattamento della disciplina della litispendenza ovvero ad una forma di temporanea improseguibilit\ue0 del processo civile trasferito in altra sede. In particolare, considerazioni sistematiche inducono l\u2019A. a propendere per questa seconda, pi\uf9 duttile lettura, che rende possibile la riassunzione (anzich\ue9 la riproposizione ex novo) del processo civile quando in sede penale non sia pi\uf9 possibile decidere sulla pretesa civilistica. Ponendosi in questa prospettiva, nemmeno vi sarebbe spazio in fase di impugnazione per la declaratoria di invalidit\ue0 della sentenza civile di merito, pronunciata nonostante il gi\ue0 avvenuto trasferimento (non rilevato in primo grado), se nel frattempo la pendenza della pretesa risarcitoria in sede penale fosse venuta meno