La calzatura in Italia dal Settecento a oggi

Il saggio procede ad una vasta ed analitica ricostruzione della storia dell\u2019industria calzaturiera dall\u2019et\ue0 moderna ai giorni nostri. Facendo ricorso ad una pluralit\ue0 di fonti diverse, archivistiche, a stampa ed iconografiche, gli autori delineano l\u2019andamento della produzione, dell\u2019occupazione e del consumo nel settore, individuano le pi\uf9 importanti innovazioni tecnologiche, produttive e organizzative, le fasi di pi\uf9 rapida e radicale trasformazione dell\u2019industria e dei mercati oltre che i fattori che maggiormente condizionarono qualit\ue0 e quantit\ue0 dei beni fabbricati. Nell\u2019ambito degli studi sull\u2019industrializzazione il calzaturificio costituisce un campo di particolare interesse per le modalit\ue0 e tempi del passaggio alla meccanizzazione e alla produzione di massa e per il ruolo che la componente manuale mantiene ancor oggi nell\u2019assicurare elevati livelli di qualit\ue0. Nella parte iniziale di Giorgio Riello, il saggio spiega la complessit\ue0 del sistema produttivo calzaturiero nell\u2019et\ue0 preindustriale e le ragioni della lunga permanenza del settore nell\u2019ambito dell\u2019economia artigianale italiana. Le trasformazioni dei mercati e la lenta e complessa evoluzione del calzaturiero italiano dalla dimensione artigianale alla produzione industriale avanzata vengono analizzate nella parte scritta da Giovanni Luigi Fontana, a partire dall\u2019introduzione in Italia della macchina per cucire le tomaie a pedale che, riducendo i costi di produzione e favorendo la centralizzazione della manodopera, fece nascere negli anni settanta dell\u2019800 i primi tomaifici e pi\uf9 oltre le prime manifatture dotate di qualche macchinario. L\u2019evoluzione del settore venne influenzata dai caratteri dell\u2019industria locale e regionale, dalle reti imprenditoriali e del capitalismo finanziario, mentre le competenze tecniche si affinavano attraverso le scuole, le esperienze e gli itinerari formativi all\u2019estero. Il contributo descrive la nascita e lo sviluppo delle maggiori imprese calzaturiere italiane, concentrate nelle maggiori citt\ue0 e in centri specializzati, come quelli di Vigevano e Stra, in grado di competere, all\u2019inizio del Novecento, con l\u2019industria straniera dalla quale peraltro ancora dipendeva per gli impianti e le importazioni di materiali per la fabbricazione. Il saggio passa in rassegna origine, evoluzione, tipi di specializzazione delle imprese-incubatrici e dei distretti \u201cstorici\u201d della calzatura italiana in uno con i cambiamenti del mercato e dell\u2019organizzazione commerciale, evidenziando l\u2019importanza del primo conflitto mondiale come vero e proprio \u201cspartiacque\u201d nella storia dell\u2019industria calzaturiera italiana. La rapida crescita della produzione durante il primo conflitto mondiale e gli sviluppi nel periodo tra le due guerre, con il passaggio alla fabbricazione industriale anche della calzatura femminile e il consolidamento delle aree specializzate, sono illustrati con il ricorso alle fonti statistiche e alle riviste di moda dell\u2019epoca. La parte successiva del saggio analizza le modalit\ue0 di assunzione da parte dell\u2019Italia, a partire dagli anni Cinquanta, di una posizione strategica nella divisione internazionale del mercato della calzatura e della progressiva affermazione della scarpa \u201cmade in Italy\u201d, assumendo il distretto leader della Riviera del Brenta come osservatorio per l\u2019analisi dell\u2019evoluzione del settore. I fattori determinanti del successo di questo distretto sono individuati nella sedimentazione di abilit\ue0 artigianali diffuse e nell\u2019abbondanza di manodopera molto flessibile, nella capacit\ue0 di cogliere le opportunit\ue0 offerte dall\u2019apertura dei mercati europei \u2013 in particolare del mercato tedesco \u2013 nel corso degli anni Cinquanta-Sessanta, nella specializzazione nel campo della calzatura femminile di livello fine e medio-fine, nel rapporto con le griffes dell\u2019alta moda e nel ruolo svolto dalle istituzioni distrettuali (Associazione dei calzaturifi della Riviera del Brenta, Politecnico calzaturiero)