La commedia a episodi: il caso Dino Risi

Emerso negli anni Cinquanta e affermatosi in maniera eclatante nel decennio successivo, quello del film a episodi \ue8 un fenomeno che, malgrado una \u201cfisiologica\u201d contrazione (dagli anni Settanta in poi), ha saputo mantenere fino ad oggi un ruolo per nulla trascurabile nella definizione degli orientamenti narrativi, produttivi e persino autoriali del cinema italiano. Di tutti i grandi nomi della commedia all\u2019italiana, colui che ha frequentato con maggiore convinzione, assiduit\ue0 e consapevolezza la formula episodica \ue8 stato senza dubbio Dino Risi: dodici film a episodi per un totale di settantuno racconti, distribuiti in trent\u2019anni di attivit\ue0, delineano l\u2019immagine di un cineasta che al racconto breve attribuisce una centralit\ue0 espressiva assolutamente inedita, una sorta di leit-motiv che puntualmente si declina in tutte le fasi della sua carriera. Oltretutto Risi detiene il primato assoluto tra quanti si sono cimentati con la tipologia pi\uf9 \u201cevoluta\u201d e autoriale, ma statisticamente minoritaria: quella che impone un solo regista per tutti gli episodi di uno stesso film. Sono ben sei infatti i film a episodi interamente diretti da Risi. Egli \ue8 inoltre l\u2019unico a pronunciarsi persino su questioni - come l\u2019elaborazione di una vera e propria \u201cteoria della composizione\u201d degli episodi, esaminando parametri quali lunghezza, registro, interpreti e, pi\uf9 in generale, la \u201cqualit\ue0\u201d di ciascuno - che raramente hanno appassionato i suoi colleghi, soprattutto quelli pi\uf9 affermati (il pi\uf9 delle volte abituati a lavorare in assoluta autonomia e a disinteressarsi, una volta consegnato il lavoro al produttore di turno, di quanto l\u2019assemblaggio potesse influire sulla ricezione del proprio lavoro). Risi, invece, ragiona spesso sul rapporto tra il tutto e la parte, sul \u201ccome\u201d e sul \u201cquanto\u201d la disposizione, l\u2019ordine degli episodi possa incrementare (o, viceversa, depotenziare) il gradimento del pubblico. Tutto questo proclama in effetti l\u2019assunzione, o meglio la rivendicazione, di una responsabilit\ue0 registica precisa nei processi di costruzione del film contenitore; un ruolo che, insomma, non esaurisce le sue funzioni nella fase delle riprese e del montaggio del singolo episodio, ma reclama una voce in capitolo sull\u2019assemblaggio delle storie. Pretesa che lo induce a privilegiare, appunto e innanzitutto, la formula del film a episodi a \u201cregista unico\u201d. Appare evidente come per Risi il racconto breve non sia e non diventi (quasi mai) una soluzione di ripiego imposta dalle congiunture produttive e subita alla stregua di una fastidiosa e nondimeno necessaria \u201cstrategia di sopravvivenza\u201d commerciale, come invece accade a molti suoi colleghi. Longevit\ue0, prolificit\ue0 e, soprattutto, progettualit\ue0 fanno di Risi colui che al mutato scenario della commedia all\u2019italiana applica con maggiore convinzione quelle istanze che si sforzano di costituire l\u2019episodio come forma cinematografica alternativa, assegnataria di una specifica fisionomia estetica. Il saggio polarizza l\u2019attenzione sui luoghi di pi\uf9 significativa emergenza della produzione a episodi di Risi, per riconoscervi una parabola esemplare di un itinerario pi\uf9 ampio, quello della commedia all\u2019italiana tutta, germogliata negli anni Cinquanta sulle ceneri del Neorealismo e avviata, dopo una gloriosa egemonia ventennale, a impigrirsi nel triviale automatismo \u201calimentare\u201d degli anni Ottanta