\u201cCinema_Archivio. Intorno alla \u2018follia\u2019, memoria e immagini dell\u2019\u2019irrappresentabile\u2019\u201d

Il saggio intende riparire una ri\ufb02essione attraverso il cinema sul \u201cconcetto di archivio\u201d (M. Foucault, 1969; G. Deleuze, 1989; J. Derrida, 1994) e intorno ai discorsi sulla \u201cfollia\u201d (M. Foucault; F. Basaglia; G. Deleuze, F. Guattari, 1997). L\u2019attenzione \ue8 portata su forme cinematografiche \u201cmarginali\u201d (F. Guattari, G. Deleuze, 1975) non riconducibili a una precisa de\ufb01nizione (in generi, regimi discorsivi ecc.) i cui tratti distintivi prevalenti sono la narrazione (\ufb01nzionale e non \ufb01nzionale), la descrizione, la documentazione, l\u2019inchiesta (R. Odin, 2000; J-L Comolli, 2004) e il cui punto gravitazionale \ue8 la \u201cfollia\u201d. Il saggio \ue8 un esito parziale, insieme all\u2019ampia retrospettiva cinematografica che ne \ue8 derivata (2008), di una ricerca ancora in fieri che sta facendo riemergere dalle cineteche, dalle teche RAI, dalle videoteche private una miriade di documenti audiovisivi e segnatamente del periodo che va dai primi anni Sessanta alla fine degli anni Settanta. Documenti che debbono essere studiati, analizzati sul piano \u201c\ufb01lologico\u201d, storico, linguistico ecc., indicizzati semanticamente e ricatalogati poich\ue9 non di rado sono stati oggetto di forti \u201cmanipolazioni\u201d e paradossalmente proprio in funzione della loro conservazione memoriale nelle banche dati. La ricerca, infatti, ha evidenziato tutta una serie di criticit\ue0 nell\u2019interrogare e sondare i database dei diversi sistemi multimediali delle istituzioni coinvolte, nei quali anche un piccolo errore di interpretazione e di catalogazione (tutt\u2019altro che infrequente) pu\uf2 precludere l\u2019accesso al documento ricercato, rendendolo di fatto introvabile anche se attestato da altre fonti. I \u201cdocumenti audiovisivi\u201d emersi non consistono solo in inchieste, in \ufb01lm documentari (cinema diretto, cinema verit\ue0 e altri modi cinematogra\ufb01ci di pensare la \u201crealt\ue0\u201d). Si tratta in effetti di documenti che da un lato intersecano \u2013 sul piano espressivo, dei contenuti, delle \u201c\ufb01gure\u201d \u2013 il \u201ccinema indipendente\u201d e dall\u2019altro lato incrociano tra cinema e video, in chiave \u201ccontroinformativa\u201d, la storia della comunicazione televisiva in Italia. Il saggio, infatti, mira a evidenziare come oltre ai documenti televisivi dedicati agli ospedali psichiatrici (prima e dopo la legge 180/78) e alle carceri giudiziarie, su questi stessi temi in modo complesso e indiretto si catalizzino anche gli interventi dei \ufb01lm-maker del \u201ccinema\u201d indipendente. Degli anni in cui si andava de\ufb01nendo la pratica basagliana il cinema indipendente, strumento ante litteram \u201cdi un\u2019archeologia sperimentale del presente\u201d, ci consegna in \u201cforma di sguardo\u201d \u2013 di immagini viste \u2013 la vita che \ue8 stata, della quale \ue8 stato testimone e della quale \ue8 documento storico e culturale. Nel complesso questo tipo di \u201ccinema\u201d evidenzia come tanto l\u2019atto implicato dalla presentazione (\u201cil mostrare\u201d, \u201cil far vedere\u201d, \u201cil rendere visibile\u201d), quanto quello del \u201crimando\u201d, dello \u201cstare per\u201d implicito nella rappresentazione incrocino l\u2019\u201cirrapresentabile\u201d (nell\u2019accezione di J. Ranci\ue8re) non perch\ue9 non esista o venga meno un linguaggio capace di esprimere o di raccontare un\u2019esperienza. Infatti, il linguaggio suscettibile di tradurre questa esperienza \u201cnon \ue8 per nulla specifico di essa\u201d. Nondimeno \ue8 proprio \u201cquesta impossibilit\ue0 per un\u2019esperienza di dirsi nella sua lingua specifica\u201d (anche nei termini in cui M. Foucault descrive l\u2019azione dell\u2019\u201carchivio\u201d) che concerne e dispiega l\u2019 \u201cirrapresentabile\u201d. Ed \ue8 ci\uf2 che accade per tanta parte dei materiali cinematogra\ufb01ci e televisivi che sono emersi nel corso della ricerca e che costituiscono una sorta di \u201cfonte primaria\u201d di un periodo fondamentale per la \u201cstoria della follia\u201d, che per la citt\ue0 di Trieste si de\ufb01nisce tra il 1908 (l\u2019istituzione dell\u2019Ospedale Psichiatrico Provinciale di Trieste) e il 1978/legge 180 (che segna la chiusura dell\u2019OPP) e soprattutto nel suo \u201coltre\u201d. I documenti audio-visivi con\ufb02uiranno in una Digital Library, in una sorta di \u201cmetarchivio\u201d \u2013 che si comporr\ue0 di archivi diversi: audiovisivi (documentazioni video, documentari e reportage televisivi, \ufb01lm) iconogra\ufb01ci (fotogra\ufb01e, manifesti, volantini ecc.), librari \u2013 consultabile attraverso una particolarissima \u201cinterfaccia\u201d che Studio Azzurro sta sperimentando nella forma di un \u201cambiente partecipativo\u201d intitolato Oltre il giardino. Dal manicomio alla salute dei territori (1971\u20132009) e presentato in anteprima a Trieste il 21 marzo 2009. www.studioazzurro.com