STRATEGIE E CRITERI PROGETTUALI PER LA CONVERSIONE DI LINEE FERROVIARIE DISMESSE IN PERCORSI VERDI

Il progressivo incremento della mobilit\ue0 privata, verificatosi a partire dalla seconda met\ue0 del secolo scorso nei Paesi occidentali, e in particolare in Italia, ha determinato la chiusura al traffico di molte linee ferroviarie secondarie ormai scarsamente utilizzate e, dunque, poco remunerative per gli Enti proprietari e/o gestori. Il patrimonio viario dismesso trova oggi una possibile occasione di riqualificazione funzionale mediante la conversione delle linee ferrate in percorsi verdi (greenways) dedicati alla cosiddetta \u201cmobilit\ue0 dolce\u201d di tipo ciclopedonale; ci\uf2 in ragione delle seguenti caratteristiche: i) separazione del sedime ferroviario dalla rete stradale ordinaria; ii) ridotto numero di intersezioni con la rete stradale; iii) modeste pendenze longitudinali, in genere minori del 35\u2030; iv) lunghi rettilinei ed ampi raggi orizzontali; v) compatibilit\ue0 tra la larghezza della piattaforma ferroviaria e quella ciclopedonale; vi) interconnessione dei centri urbani con tracciati che spesso attraversano territori di particolare pregio naturalistico, difficilmente accessibili con modalit\ue0 di trasporto alternative; vii) collegamento con altri servizi di trasporto pubblico. Inoltre, considerato che la maggior parte delle infrastrutture ferroviarie dismesse \ue8 di propriet\ue0 pubblica, generalmente la collettivit\ue0 \ue8 ben disposta ad accettarne la trasformazione in percorsi verdi. In alcune regioni italiane, come la Basilicata, la Sicilia e la Sardegna, per motivi orografici, tecnici ed economici, in passato si \ue8 fatto ampio ricorso a linee con scartamento ridotto (950 mm), ormai totalmente in disuso; in tali contesti vi \ue8 l\u2019opportunit\ue0 di realizzare una vera e propria rete di greenways. Con riferimenti al caso siciliano, le linee a scartamento ridotto raggiunsero un\u2019estensione complessiva di circa 811 km, di cui 563 km gestiti dopo il 1905 dalle F.S. e 248 km concessi a Societ\ue0 private (con D.M. del 1\ub0 luglio 1986 fu soppressa l\u2019ultima linea ancora in esercizio di tale rete). Tenuto conto di detta potenzialit\ue0, la Regione Sicilia ha emanato con un Decreto Assessoriale del 6 giugno 2006 il Piano della mobilit\ue0 non motorizzata in Sicilia e ne ha dato attuazione, limitatamente alla conversione dei sedimi ferroviari in percorsi verdi, con l\u2019Attivazione del piano strategico regionale per la mobilit\ue0 dolce e/o non motorizzata: piste ciclopedonali dette greenways (anno 2009), con cui sono stati messi a bando circa 16,5 milioni di euro per finanziare la realizzazione di greenways extraurbane \u201cprincipali\u201d, \u201csecondarie\u201d e \u201cdedicate\u201d. Nel presente lavoro, dopo aver fornito una sintetica rassegna delle principali esperienze internazionali ed italiane di riqualificazione di vecchie ferrovie dismesse in greenways ed esaminate alcune problematiche ambientali strettamente connesse con la loro costruzione - come ad esempio l\u2019eventuale smaltimento delle traverse in legno impregnate di creosoto (considerate rifiuto pericoloso ai sensi della Direttiva del Ministero dell\u2019Ambiente del 9/04/2002), l\u2019uso di pavimentazioni ecocompatibili, ecc. - si indicano i principali criteri progettuali ed i provvedimenti tecnici necessari a rendere la loro geometria planoaltimetrica conforme alle norme tecniche che disciplinano la progettazione delle piste ciclabili (D.M. 30 novembre 1999, n. 557)