LA FLESSIBILITA'. MA DI CHE PARLIAMO?

Nel dibattito contemporaneo, tanto a livello scientifico che nella pubblicistica, il concetto di flessibilit\ue0, al pari di quello di globalizzazione, designa tanto una discontinuit\ue0, sino al punto di definire un mutamento di paradigma del capitalismo , quanto un termine dalla forte valenza normativa, che indica una direzione verso la quale si deve andare per mirare alle magnifiche sorti e progressive dello sviluppo economico e sociale, nonch\ue9 verso nuove frontiere di libert\ue0 per uomini e donne, nuove opportunit\ue0 di vita, nuove identit\ue0. Il nostro lavoro sottopone a critica entrambe le determinazioni associate al concetto di flessibilit\ue0, in primo luogo mostrando come il capitalismo, nel suo percorso storico, abbia gi\ue0 fatto uso di varie forme di flessibilit\ue0, la quale \ue8 associata a questo modo di produzione fin dalle origini; in secondo luogo, evidenziando il nesso esistente tra sviluppi del capitalismo globale, finanziarizzazione dell\u2019economia e diffusione del lavoro flessibile; in terzo luogo, sottolineando come la valenza normativa di questo concetto sia solo un corollario della vulgata ideologica neoliberista, come appare evidente alla luce del fatto che la flessibilit\ue0, o la mobilit\ue0 del lavoro, vengano sottoposte, in tutto il mondo, a continue, e sempre pi\uf9 forti, forme di controllo quando camminano sulle gambe di uomini e donne migranti. Inoltre, proprio in virt\uf9 di quest\u2019ultima considerazione, si vuole indagare la relazione tra flessibilit\ue0 e migrazioni internazionali nella globalizzazione, partendo dal presupposto che i migranti e le migranti costituiscano gli ideal-tipi della forza-lavoro flessibile, seppur da disciplinare, sempre tanto agognata dal capitalismo