I suoni scomparsi. Le figurae dell'immaginario sonoro nella lirica greca arcaica e tardo-arcaica

Il lavoro nasce da una riflessione sul modo in cui i Greci arcaici percepivano, elaboravano e immaginavano i suoni della loro quotidianità. Coerentemente con questo proposito, si analizza il linguaggio figurato connesso con il mondo sonoro e adottato dai lirici greci arcaici, rilevando attraverso questo studio l’insieme dei criterî estetici e della sensibilità proprî della song-culture greca e, più specificamente, i tratti peculiari delle relazioni che legano la società orale greca al mondo circostante dei suoni. La tesi, dopo un'introduzione teorica e metodologica, si presenta nella forma di un elenco ordinato di figure retoriche legate al mondo dei suoni e dei rumori e, più in generale, alla percezione della fonosfera da parte dei Greci dell’età arcaica e tardo-arcaica. Lo studio dei passi, tratti dalle raccolte dei nove poeti lirici del canone alessandrino – dal quale resta escluso Pindaro per la mole dell'opera in rapporto ai limiti di tempo di una tesi dottorale – permette all’autore di mettere in luce non soltanto le relazioni di influenza e di interdipendenza fra i diversi poeti e fra di essi e la tradizione omerica, ma anche la ricchezza e la precisione lessicale della lingua greca per quanto attiene all'ambito dei suoni. L’analisi puntale di singole immagini, insieme a un attento confronto fra di esse, consente inoltre di delineare quelle che sembrano essere state le caratteristiche specifiche della sensibilità e dell’immaginario sonori di una cultura orale e musicale quale quella greca arcaica e tardoarcaica. Questo lavoro apre nuove prospettive nello studio delle relazioni che legavano l'uditorio all'esperienza estetica antica. Infatti, l'insieme delle figure retoriche, analizzate in relazione al loro contesto letterario e alla forma mentis comune al poeta e al suo pubblico, costituisce uno strumento di grande utilità per la messa in luce delle intime connessioni fra i suoni immaginati attraverso il tessuto poetico e quelli percepiti durante la performance. L’analisi dei singoli passi, infine, non soltanto contribuisce ad approfondire la conoscenza della terminologia specificamente sonoro-musicale del greco antico, nonché i rapporti culturali ed estetici fra i Greci e i suoni a loro circostanti, ma rappresenta anche un'indagine filologica utile a suggerire, in non pochi casi, interventi significativi al livello della ricostruzione filologico-testuale dei passi trattati.The work starts from a reflection on the way in which the archaic Greeks perceived, elaborated and imagined the sounds of their everyday life. In light of this perspective, the author analyses the figurative language linked with the world of diverse sounds and adopted by the ancient lyric poets, and emphasizes the complexity of Greek song-culture's aesthetic values and sensitivity. More generally, the analysis is focused on the relationships that link the oral society to the world of sounds. The thesis, after a theoretical and methodological introduction, takes the form of an inventory of figures of speech echoing the world of sounds and noises and, indirectly, the perception of the phonosphere by the Greeks of the archaic and late-archaic age. The study of the passages drawn from the corpora of the nine lyric poets of the Alexandrian canon – with the exception of Pindar, whose opus is too extensive to be addressed within the space limitations of a doctoral thesis – allows the author to shed light not only on the influences and interrelationships between the different poets, and between them and the Homeric tradition, but also on the richness and lexical precision of the Greek language in the realm of sounds. Moreover, the analysis of each figure of speech, together with a comparison of the figures with one another, leads the author to outline the peculiarities of the archaic and late-archaic Greek culture in its sensibility for and imagination of sounds. This work opens up new perspectives in the study of the relationships between the auditory and ancient aesthetic experience. In fact, these figures of speech, analyzed in their literary context and with respect to the forma mentis shared by poet and audience, represent a useful means to depict the interactions between imagined sounds – evoked by poetic language – and the real sounds heard in the performance. To conclude, the analysis of each single passage not only contributes to the study of sonorous-musical terminology of the ancient Greeks, while elucidating the cultural and aesthetic relationships between the Greeks and sounds, but also represents a philological inquiry useful for suggesting, in many cases, important interventions in textual reconstruction