Questo libro risponde alla sopresa suscitata dall'apparente rimozione kantiana della questione del linguaggio. Grazie a inaspettati riscontri testuali esso rimette in questione la presunta incompatibilità tra l'impostazione aprioristica trascendentale e la concreta dipendenza umana dal linguaggio. 'Filosofando con Kant' l'autore si interroga su un tipo di libertà che non chiede all'io pensante di essere muto, ma lo invita a una forma ideale di sordità, in modo che l'ascolto degli altri non ne cancelli l'autonomia