L’Italia come laboratorio pilota di sussidiarietà orizzontale è da anni sotto l’attenta osservazione di studiosi, attivisti e policy makers internazionali interessati alla cura dei beni comuni attraverso azioni di interesse generale. Rispetto alla concezione verticale che l’Unione europea ha della sussidiarietà, è in un certo senso provocatorio il messaggio che circa 250 comuni italiani e un paio di regioni lanciano, implicitamente, quando pattuiscono quotidianamente forme di cogestione di spazi e servizi comuni. Lo fanno infatti nel più orizzontale dei modi: alla pari con soggetti diversi - pubblici, privati, gruppi, associazioni, gruppi e singoli abitanti attivi - e attraverso migliaia di «patti di collaborazione»: dispositivi tanto ...