Il racconto biblico di Adamo viene liquidato da Voltaire come un mito enigmatico, la cui morale non è affatto chiara, ma è certo inutilmente sconsolante per gli uomini. Nella domanda retorica rivolta a Pierre Nicole − «nell’attesa, perché dannarmi?» − c’è tutto lo stupore di Voltaire per questa condanna dell’umanità, tutta la sua sincera incomprensione e la sua orgogliosa convinzione che essa sarebbe iniqua nei confronti degli uomini, nonché indegna di un dio onnipotente e giusto che egli si rifiuta o, per meglio dire, non riesce a immaginare tanto spietato e vendicativo nei riguardi delle sue creature da predestinarne la grande maggioranza alla dannazione eterna per una colpa trasmessa loro − non è dato sapere precisamente in quale m...