Teologico-giuridici aspetti del processo di beatificazione del martiri polacchi dai tempi della II guerra mondiale

Durante la seconda guerra mondiale tanta gente ed anche moltissimi Polacchi hanno perso la vita o nei campi di concentramento nel teritorio della Germania, della Polonia, o uccisi dai nazisti. Dopo la canonizzazione di Massimiliano Kolbe, beatificazione di Tito Brandsma, Edit Stein e particolarmente di vescovo Michele Kozal nella diocesi di Wloclawek è stata aperta l'inchiesta diocesana che riguarda i martiri della Chiesa in Polonia durante la II guera mondiale. Durante l'inchiesta si sono emersi tanti problemi giridico-teologici: 1. scarsità delle prove specialmente dei testimoni oculari (già tanti sono morti), documenti scritti (persi durante la guerra); 2. speciale procedura dei processi rogatoriali nelle 17 diocesi, ordinariato castrense e 21 ordini e congregazioni religiose; 3. il sistema nazista come tirano o persecutore; 4. problema della prova di morte (nelle circostanze del campo di concentramento); 5. la causa del martirio; 6. la fama del martirio. L'inchiesta durava due anni da 26 I 1992 fino a 26 I 1994 e un mese dopo gli atti del processo sono stati consegnati alla Congregazione delle Cause dei Santi a Roma. Finalmente la causa porta il titolo: Vladislavien. et aliarum beatificationis seu declarationis martyrii Antonii Juliani Nowowiejski, archiepiscopi; Henrici Kaczorowski, sacerdotis dioec.; Aniceti Kopliński, sacerdotis professi; Mariannae Biernacka, mulieris laicae, et XCIV sociorum in odium fidei, uti ferur, annis 1939-145 interfectorum. La Chiesa in Polonia non mira a riaprire le piaghe della guerra, ma a riproporre la loro testimonianza di fede