Nella buona società intellettuale, magia è parola impronunciabile se non come vezzo poetico o per traslato. Usata metaforicamente indica, a seconda delle circostanze, una situazione di fascinazione; una bellezza talmente intensa da non poter essere detta; un funzionamento che non si comprende; e l’insieme di procedure usate dai prestigiatori nei loro spettacoli per far balenare una “realtà altra” davanti agli occhi di spettatori increduli. Quando un’esperienza ha la medesima qualità “super-naturale”, ma è orribile, si può parlare anche, sempre in via metaforica, di stregoneria. Solo raramente il vocabolo è usato nel suo senso storico e antropologico, che rimanda alle intenzionalità non umane, alle causalità non materiali, al valore performa...