L'Arétin et la Bible

Texte remanié d'une thèse de doctorat en Littérature italienne soutenue à Paris 3 en 2001.Nel 1551-1552 Pietro Aretino pubblicò a Venezia la riedizione delle sue opere religiose in due volumi dedicati a papa Giulio III nella speranza di ottenere il cappello cardinalizio. Il primo volume raccoglieva il gruppo delle parafrasi bibliche – inizialmente costituito da La Passione di Gesù Cristo (giugno 1534), I Sette Salmi della penitenza di David (novembre 1534), L’Umanità di Cristo (maggio 1535) e Il Genesi con la visione di Noè (1538) –, riorganizzandolo in Genesi, Umanità (con il testo della Passione) e Salmi. Al compendio di storia vetero e neotestamentaria seguiva così la parafrasi della poesia penitenziale davidica in un volume che si offriva come alternativa alla lettura della Bibbia. La presente edizione, oltre a dare il testo delle tre opere incluse nell’edizione aldina del 1551, propone in Appendice quello della Passione. Primo testo religioso dell’autore e oggetto di una profonda revisione testuale, l’opera è in effetti indispensabile alla comprensione dell’elaborazione della prosa sacra aretiniana. Le parafrasi bibliche si fondano sull’idea erasmiana della divulgazione del messaggio evangelico nel rispetto della sua “semplicità”, che Antonio Brucioli aveva messa in atto nelle sue traduzioni. Di chiara derivazione erasmiana è anche la centralità della figura di Cristo e del tema della misericordia divina. L’intento edificante, al quale l’esposizione dottrinale appare sempre subordinata, si attua in una prosa che si riallaccia a una cultura religiosa insieme scritta e orale, ispirata in particolare alla predicazione e alla sacra rappresentazione. Tuttavia, la scelta della “semplicità” non escluse l’emulazione letteraria, per esempio con la poesia biblica rinnovata da Sannazaro e da Vida in latino e da Folengo in italiano. In effetti, di fronte alla spinosa questione dell’ornamento letterario del testo biblico, l’Aretino non rinunciò all’“invenzione”. Mentre l’arte della narrazione serve la nuova sinossi dei Vangeli nella Passione e l’originale costruzione del percorso penitenziale davidico nei Salmi, prolungandosi nel racconto inedito della conversione di Maria Maddalena nell’Umanità e in quello della visione di Noè nel Genesi, l’invenzione stilistica verte su una complessa rete di similitudini e sulla ricerca di effetti che annunciano l’estetica barocca. Questa è la prima edizione critica delle quattro parafrasi bibliche aretiniane. Sono opere che, lungi dal costituire un aspetto minore e un momento separato nella produzione e nella carriera dell’Aretino, sono essenziali alla comprensione del percorso di un autore che ebbe un’influenza duratura sulla cultura europea.International audienceIn less than a year, from June 1534 to May 1535, in a context between Protestant Reformation and Counter Reformation, Pietro Aretino publishes in Venice The Passion of Jesus, The seven psalms of David’s penance and The humanity of Christ. Like Antonio Brucioli in his first biblical translations, Aretino gets back the Erasmian ideas of divulgation of the evangelical message and respect of its simplicity to justify the rewriting of the Scriptures. The aim of his works, which are composed in Italian prose, is nevertheless very high, as he hoped he would be known, especially by roman Church, as a great religious writer. For that reason, he wanted to compete with a prestigious literature, which includes that of the biblical poem, renewed by Sannazaro and Vida in Latin and Teofilo Folengo in Italian, and of the commentaries and paraphrases of the Psalms. If he puts at the centre of his works the redeeming Passion of Christ and the endless mercy of God, he wants to follow the traditional doctrine which conciliates grace and merit within the mystery of Redemption.En moins d’un an, de juin 1534 à mai 1535, dans un contexte situé entre Réforme et Contre-Réforme, l’Arétin publie à Venise La Passion de Jésus, Les Sept Psaumes de la pénitence de David et L’Humanité du Christ. L’idée érasmienne de divulgation du message évangélique dans le respect de sa simplicité, déjà reprise par Antonio Brucioli dans ses premières traductions bibliques, permet à l’Arétin de justifier la réécriture en prose italienne des textes de la Bible. La visée de cette prose n’en est pas moins très élevée, dans la mesure où l’Arétin fonde sur elle de grands espoirs en termes de reconnaissance culturelle et matérielle, notamment de la part de l’Eglise romaine. Ainsi, l’Arétin n’hésite pas à se mesurer à une littérature religieuse prestigieuse, comme celle du poème biblique – renouvelé par Sannazaro et par Vida en latin et par Teofilo Folengo en langue vulgaire –, ou celle des commentaires et des paraphrases de psaumes. S’il place au centre de ses trois œuvres la passion rédemptrice du Christ et l’infinie miséricorde divine, il s’emploie à maintenir la ligne d’une doctrine qui concilie traditionnellement la grâce et le mérite dans le mystère de la Rédemption