Problemi filologici per l'edizione di un epistolario cinquecentesco: il codice G 387 (277) della Biblioteca Bertoliana di Vicenza

Il manoscritto G 387 (277) della Biblioteca Bertoliana di Vicenza solleva alcune questioni relative alla filologia dei carteggi e alla cosiddetta 'filologia materiale: il codice contiene infatti un epistolario, intitolato «Libri tre delle lettere di M. Sebastiano Erizzo», oltre ad alcuni discorsi dello stesso autore, un erudito antiquario veneziano che negli ultimi anni ha riscosso un significativo interesse da parte di studiosi di diversa provenienza disciplinare. Sebastiano Erizzo è infatti l’artefice di una svariata serie di volumi a stampa: noto soprattutto per il suo trattato sulle medaglie degli antichi, fu un raffinato traduttore dal greco e un appassionato filosofo e si cimentò anche nella novellistica (»Le sei giornate»). Il codice nel quale sono conservate le lettere erizziane induce in particolare a interrogarsi sulla sua genesi: l’architettura sapiente con la quale sono state divise e disposte le missive, le nove mani che si alternano e la fascicolazione disordinata del manoscritto, unite alla volontà di stampa espressa in due lettere permettono di ipotizzare che esso fosse un libro pronto per la pubblicazione. La valutazione di una molteplicità di fattori contestuali dati dal testimone unico, specie in riferimento alla produzione, alla copia ed eventualmente alla fruizione del testo d’autore, ci permette di riproporre la costellazione di snodi critici che s’intrecciano e che ci spingono a discutere nuovamente i parametri dell’edizione critica del testo, strettamente connessi con il genere e lo stile del documento epistolare, ma anche pertinenti ad un uso tutto erizziano di fenomeni quali la paragrafatura, la punteggiatura, la segmentazione 'tipografica' del testo, che sollevano problemi di ordine pratico e teorico di notevole portata.EpistolAR