Come ebbe a dichiarare, il grande poeta romanesco Giuseppe Gioachino Belli nei suoi sonetti non parla in prima persona, ma cede la parola ai popolani di Trastevere che monologano a dialogano nei 2279 sonetti del suo capolavoro. Di qui la difficoltà della critica a enucleare le idee di fondo del poeta e a condividerne l’interpretazione. In questo saggio vengono esaminati sonetti di carattere occultamente metapoetico, che consentono al lettore provveduto di scorgere dietro la maschera del personaggio il volto del poeta e il suo sistema di valori