Nuove acquisizioni sullo Specchio di Illuminazione della Beata Illuminata Bembo

The discovery of some fifteenth-century manuscripts of the Specchio di Illuminazione of Beata Bembo in the so-called “Archivio della Beata Cate­rina”, kept in the Archbishop’s General Archive of Bologna, has opened up new and completely unexpected perspectives on the hagiography of St. Cathe­rine of Vigri, revealing a multiform and complex evolution of this work. Two new editions have emerged, different from the one known so far: one shorter and widely epitomized, the second longer, with significant inserts, concen­trated mainly in chapters VI-IX. Based on some significant clues, the author hypothesizes that this drafting chronologically precedes that of the so-called “autograph” and that it has been the subject of a series of second thoughts and complaints by the author herself or her circle. Some 16th century codices have also emerged, witnesses of the drafting known so far, but not without interest. Very recent paleographic studies had questioned the real autography of the edi­ted manuscript. A first examination of the new acquisitions seems to confirm that they do not derive from the “autograph”, presenting several lessons and disjunctive errors.La scoperta di alcuni manoscritti del XV secolo dello Specchio di Illuminazionedella Beata Bembo nel cosiddetto “Archivio della Beata Caterina”,custodito presso l’Archivio generale arcivescovile di Bologna, ha spalancatonuove prospettive, del tutto inattese, sull’agiografia di santa Caterina de’Vigri, rivelando un’evoluzione multiforme e complessa di quest’opera. Sono emerse due nuove redazioni, diverse da quella finora nota: l’una più breve e ampiamente epitomata, la seconda più lunga, con significativi inserti, concentrati soprattutto nei capitoli VI-IX. Sulla base di alcuni indizi significativi, l’autore ipotizza che questa redazione preceda cronologicamente quella del cosiddetto “autografo” e che sia stata oggetto di una serie di ripensamentie di censure da parte dell’autrice stessa o della sua cerchia. Sonoemersi anche alcuni codici del XVI secolo, testimoni della redazione finoranota, ma non privi di interesse. Recentissimi studi paleografici avevano messo in discussione la reale autografia del manoscritto edito. Un primo esame delle nuove acquisizioni sembra confermare che esse non derivino dall’“autografo”, presentando diverse lezioni ed errori disgiuntivi