Il saggio si occupa del passaggio tra le due ultime grandi opere filosofiche di Hannah Arendt, Vita activa (1958) e La vita della mente (1978). Arendt è stata come è noto un’allieva di Heidegger ma è stata anche un’appassionata studiosa della filosofia classica tedesca e in particolare di Kant. Da Heidegger trarrà la consapevolezza della crisi della modernità e più in generale della frattura che si è realizzata nella tradizione culturale occidentale, e trarrà di conseguenza la consapevolezza della necessità di ripensare il soggetto logocentrico che di questa tradizione è stato protagonista. Da Kant deriverà invece l’ispirazione per cui questo ripensamento deve andare nella direzione di un soggetto molteplice e cioè multidimensionale e stra...