È un tempo, il nostro, in cui, da qualsiasi lato si volti lo sguardo, si finisce sempre per vedere l’immagine di un corpo. Spesso è un’immagine erotizzata, ancor più spesso femminile. Frequentemente i corpi che si vedono sono “perfetti”: corpi estetizzati, performanti, idealizzati. Il disagio derivante da questa idealizzazione del corpo è palpabile. Cosa possono allora fare la psicologia e la pedagogia per aiutare le persone ad aprire strade più soggettive e “auto-realizzanti”? Molte sono infatti le vie dell’educazione: professionale, del volontariato, istituzioni (scuole, servizi sociali, asili nido) e le famiglie. Molte sono anche, però, le trappole dell’educazione, come la tendenza ad applicare programmi d’apprendimento che replicano la ...