Play and the city

The city has been always configured as a “playground” consisting of courtyards, streets, parks, and secluded or abandoned areas. Children and youth colonized these spaces with a playful socialisation that was part of their learning. Nowadays, the urban condition sees children more and more “under house and school arrest”, unable to move outside without adult supervision, and inhibited in their pursuit of a “sense of adventure,” which includes those experiences where “running a risk” is part of game. Today, the school considers its “learning environment” as an educationally and technologically equipped indoor space. In opposition to this idea, I argue that the first fundamental learning environment is the external one due to its natural and social traits, starting from the nearest space,. which is that of the school or the surrounding area.La città si è da sempre configurata come un “campo giochi” costituito da cortili, strade, aree verdi, zone appartate o abbandonate. Bambini e ragazzi colonizzavano questi spazi con una socialità ludica che era parte della loro formazione. Oggi, la condizione urbana vede l’infanzia sempre più “agli arresti domiciliari e scolastici”, impossibilitata a muoversi nel territorio se non in situazioni di libertà vigilata, inibita nella ricerca di quel “senso dell’avventura” che comprende le esperienze dove “correre il rischio” fa parte del gioco. Rispetto alla scuola, contro la definizione corrente di “ambiente di apprendimento” concepito soprattutto come spazio indoor didatticamente e tecnologicamente attrezzato, sosteniamo che il primo fondamentale ambiente di apprendimento sia l’ambiente esterno, quello naturale e sociale, a partire dalla dimensione più vicina del giardino della scuola o del territorio circostante