Il saggio tenta di ri-centralizzare il valore dell’ubbidienza, muovendo, in primis, da una riflessione etimologica e semantica della parola ubbidire che potrebbe consentirne un suo rinnovellato ritorno in una temperie culturale che sembra aver disperso coefficienti etico-valoriali di una magistralità genitoriale e docetica forte, in nome di una sorta di mistica della disobbedienza che ha alimentato, anche in campo pedagogico, una sorta di dismissione etico-civile di compiti educativi autentici. La ri-attualizzazione semantica dell’obbedienza è intimamente connessa all’ideale regolativo della responsabilità. Il saggio prova a ripensare la relazione ubbidienza, responsabilità, autorità/libertà in una prospettiva pedagogica