Tra antropologia del mito e rappresentazione del potere : la calzatura attraverso il prisma dell’Antichità

La conferenza tratterà della ‘calzatura’ attraverso tre approcci ermeneutici: come oggetto strumentale, primo veicolo umano; oggetto del mito classico, con significati religiosi e densi valori socio-culturali; infine l’iconografia dell’oggetto (significante) e l’iconologia dei suoi valori (significato), in particolare nel campo semantico del potere. Di conseguenza, passando da Ötzi, la mummia del Similaun, ed alle sue calzature in pelle d’orso e imbottitura vegetale, fino ad arrivare alla contemporaneità della rinuncia da parte di papa Francesco dei mocassini porpora, retaggio, fin dal Medioevo del potere temporale del sommo pontefice, si esporrà un’antropologia della calzatura utilizzando il mito greco come prisma di analisi e i mosaici ravennati del Mausoleo di Galla Placidia e della basilica di San Vitale come strumento di sintesi. Il discorso si soffermerà particolarmente su tre miti: quello di Empedocle, Hermes e Cenerentola (Rhodopis in greco). Quest’ultimo, tramandato per la prima volta in Occidente grazie allo storico Erodoto (V sec. a.C.), è conosciuto in più di 300 versioni in tutto il mondo, fino alla Cina. Fattore comune in tutte le versioni è la calzatura, metafora dell’iniziazione della giovane alla seduzione e alla sessualità. Più sociologicamente, la scarpetta tratta della possibilità per una donna di mutare la sua fortuna al punto da diventare regina del Paese che la ospita