Ciò che lega Bologna alla figura di Egnazio Danti, nel tardo Cinquecento, è la messa a punto di un vero e proprio sapere: quello della corografia. Si tratta di un sapere che Danti elabora sia teoricamente sia in itinere, lungo le vie del contado bolognese che percorre per descrivere. E già questi cammini, in quanto tali, parlano della sua prospettiva geografica sulla terra felsinea: una terra concepita come chora (il termine da cui deriva quello di corografia) secondo la grande lezione di Strabone, cioè come terra di prassi umana, terra abitata perché percorsa e modificata dall’uomo. Le rappresentazioni corografiche che Danti dedica al territorio bolognese ne restituiscono infatti un’identità culturale. Ma c’è un di più. Poiché tali rappres...