Orientamemti pedagogici tra i paradossi della libert\ue1

Credo si possa affermare senza pericolo di smentita che nel discorso pubblico della nostra epoca il termine \u201cschiavit\uf9\u201d venga quasi sempre riferito a periodi storici del passato o, tutt\u2019al pi\uf9, a contesti geografici lontani per noi occidentali. Come altre parole logorate dall\u2019abuso massmediatico, la \u201cschiavit\uf9\u201d \ue8 stata rimossa dal nostro lessico, e dal nostro orizzonte di senso, quasi per esorcizzare uno spettro che evochi una pratica aberrante tipica di epoche della storia passate e che al passato si vogliono relegare, come a voler testimoniare l\u2019emancipazione del genere umano e della nostra societ\ue0. In effetti fenomeni di riduzione in schiavit\uf9 ancora esistono nonostante gli enormi progressi raggiunti dall\u2019abolizionismo e la condizione di schiavit\uf9 viene purtroppo vissuta ancora ai giorni nostri in un gran numero di paesi molto diversi tra di loro, in quanto possono essere paesi sia in via di sviluppo, sia industrializzati. Le varie stime sui dati della schiavit\uf9 al giorno d\u2019oggi presentano clamorose differenze dovute presumibilmente alle diverse accezioni del termine di schiavismo: a seconda delle fonti si registrano indicazioni oscillanti tra le decine e le centinaia di milioni di schiavi nel mondo. Sebbene, quindi, questo fenomeno permanga anche nel nostro tempo, il termine \u201cschiavo\u201d suona come uno schiaffo per il soggetto apparentemente libero del nuovo millennio. \uc9 innegabile per\uf2 che circostanze che privano i cittadini globalizzati di libert\ue0 esistono e, anzi, sono in aumento