Debito, restituzione e fiscalità dalla città agli imperi. Teologi e tasse nella prima età moderna

Il saggio affronta il problema del rapporto tra teologia, debito, fisco ed evasione fra il XIV e il XVI secolo, comparando anzitutto l’idea di servitù con quella di cittadinanza. Nel mondo comunale italiano ed europeo la riflessione teologica affrontò soprattutto la questione della liceità dei guadagni derivati dal prestito forzoso per sovvenzionare i monti di debito; nel contesto monarchico la scolastica legittimò lentamente il prelievo fiscale regolare e diretto dei sovrani sui sudditi. Nella prima età moderna la crescita del peso fiscale e del debito spinse una parte dei teologi a mettere in dubbio la liceità dei tributi e la pretesa delle leggi fiscali di vincolare la coscienza dei fedeli, mentre tramontava un lessico morale legato alla città e all’idea del contratto tra monarchia e corpi sociali. In Spagna la discussione teologica sul fisco ebbe un carattere particolare perché la bolla della Cruzada concesse ai sovrani le elemosine versate dai fedeli per assolvere al precetto di restituzione dei turpia lucra, compresi i tributi evasi