La cosiddetta “posa bulb” è la possibilità che ha il fotografo di rallentare i tempi dello scatto quando ha necessità di utilizzare una tempo di posa molto lungo. Partendo da questo riferimento tecnico tipico del linguaggio fotografico, il saggio mette a confronto due esperienze legate ai tempi lunghi di posa in relazione a una comune poetica basata da un lato su un forte accento performativo e relazionale tra fotografo e soggetto, e dall’altro da un processo di emersione della maschera identitaria del soggetto ritratto. Le due esperienze prese ad esempio saranno le prime sessioni fotografiche manicomiali ottocentesche della Salpêtrière, sotto la guida di Jean-Martin Charcot, e gli scatti freaks di Diane Arbus nella New York degli anni Ses...
La rappresentazione nell’arte del fiore, quale è in natura, ha origini assai lontane. I primi a sent...
In questo saggio l’estetica giapponese viene presentata come un’estetica della superficie, della pur...
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